Era sei mesi fa che scrivevamo: coming soon.
Quante buone intenzioni.
Sei mesi che verrebbe da definire stra-ordinari, se non fosse che la stra-ordinarietà è diventata da tempo ordinaria. Ogni giorno abbiamo una scusa in più per assumere una postura autoassolutoria, della serie: ormai è tardi. D’altronde, anche le premesse sull’adattamento profondo all’ineluttabile ‘fine del mondo’, tutto sommato, già lo erano in nuce…
In ogni caso, un semestre e 12 puntate di Samurai sono andate e questo è un post che serve un po’ per fare il punto, anche su ciò che siamo riusciti a fare (poco) e a dire (tanto, troppo).
“Bisogna rinunciare a se stessi per ritrovare se stessi” (siamo ancora lontani)
Una bella cavalcata, questo semestre. Samurai ci ha portato prima a fare i conti con la questione educativa, di cui abbiamo parlato con uno come Paolo Mai che ci ha costretto a ricordarci che in fin dei conti, educare è educarsi a comprendere la complessità e che per relazionarci con i nostri figli dovremmo essere prima capaci di comprendere noi stessi.
Ripensandoci, bello aver messo la pedagogia come prima tappa della nostra esplorazione. L'importanza di sapersi relazionare in modo coerente e presente con gli altri ci è stata in seguito ricordata, qualche puntata più avanti, anche da Daniele Bolelli. Con lui abbiamo riletto il Daodejing e riflettuto su come - seguendo i dettami di Ikkyū Sōjun - dovremo (bada bene, non dovremmo) imparare a divertirci pure all’inferno.
Ecco, in questi giorni l’inferno è un tema presente, che sa dei 40 gradi di Giugno e della secca del Po: sa di quel Doomscrolling giornaliero (da cui tuttə siamo più o meno affetti) che oggi è più attuale che mai in quanto finalmente sfonda sulle prime pagine (con tutte le banalizzazioni del caso). Cresce la consapevolezza diffusa dell’apocalisse, e questo disvelamento ‘culturale’, vien da dire, è già qualcosa, anche se sostanzialmente nessuno di noi sta ancora cambiando davvero il proprio stile di vita e la salienza attribuita alle scelte.
“Non siamo pronti. Non siamo mai davvero pronti. Quando è ora di partire ci manca sempre qualcosa. Certo, perché dipendiamo da tutto. Soldi. Tecnologia. Affetti. Sesso. Gloria. Prestigio. Potere”. (e sì, siamo ancora qua)
E ce l’eravamo un po’ dimenticato (forse avevamo voluto dimenticarlo) in che stato siamo. A ricordarcelo avevamo avuto prima Cristiano Bottone e la sua consapevolezza ultra decennale di accompagnatore della transizione (non solo ecologica) e poi Roberto Salustri che però, vista la vita dedicata alla ricostruzione di quelle foreste per la cui esistenza oggi temiamo così tanto, e alla costruzione di capacità agricole oggi così messe in questione, qualche speranza di affrontare la crisi - magari prendendola come una opportunità trasformativa - ce l’avevano data.
E noi ci abbiamo anche provato a metterci in discussione.
Al di là di qualche capatina in ambito tecnico, parlando prima di modelli finanziari avanzati a supporto dell’agricoltura rigenerativa, poi di blockchain e di quali potenzialità di reinvenzione delle istituzioni si porta appresso, e poi di manifattura e della sua reinvenzione con modelli circolari e open, alla fine qualche domanda seria ce la eravamo anche fatta.
Sarà colpa del patriarcato e della nostra mascolinità se siamo nella merda? O forse meglio sarebbe dire della nostra mancanza di femminilità? Anche questo ci siamo chiesti (nell’episodio bellissimo e durissimo con Samanta Picciaiola), portandoci a casa l’ennesimo 🎒 di domande senza risposta.
Pure in trasferta siamo andati, tra i monti che fanno da confine al Vallo di Diano, a guardare - dall’alto - le contraddizioni della società. Tra pale eoliche e campi solari, siamo andati alla ricerca di una autenticità che abbiamo trovato solo tra le facce affaticate dei nostri compari di giù
“si perderebbe la storia, se ci fermassimo”
Ma ce l’abbiamo ancora in mano - in realtà - questa storia? Ha senso arrovellarsi su che forma dare alle nostre idee, alla nostra voglia di vederci contribuire in sistemi nuovi, che non siano distruttivi e privi di significato e che invece possano darci sostanza e economia ma anche relazione, appartenenza e gioia?
Certe volte sembra impossibile.
Qualche giorno fa scrivevo (Simone) su Facebook (roba da boomer) che:
“ogni sera cado vittima della stanchezza, e mi trovo a promettermi che mi sveglierò presto per ritornare, fresco, sulle questioni chiave che mi attanagliano”
E quindi mi sembrano velleitari questi tentativi di immaginare come LA SOCIETÀ (che paroloni) possa realmente funzionare in un modo alternativo.
E poi - ammettendo pure che riuscissimo a immaginarci un mondo diverso, neo-mutuale, metro-montano, cooperativo, non sarà che forse è pure tardi?
Eppure nella canicola di Giugno, abbiamo fatto un salto al WMF (che una volta era Web Marketing Festival e oggi è WeMakeFuture) e abbiamo pure coinvolto una ventina di persone in una sorta di contro-festival (qui tutta la registrazione dei 4 panel) che poi contro-festival non era perché ormai, che il mondo è fatto per i samurai se ne stanno accorgendo un po’ tutti, anche se è dura da accettare.
Come dice il compare Pirani, “ci dovrà toccare in prima persona”, insomma ci siamo.
Mi sa che è arrivato quel tempo estremo per cui la poesia diceva che le barche sono fatte. Si, avete presente quella che twittavamo sempre?
The reason is this: In my uttermost bones I know something, as do you. It is that there can be no despair when you remember why you came to Earth, who you serve, and who sent you here. The good words we say and the good deeds we do are not ours. They are the words and deeds of the One who brought us here. In that spirit, I hope you will write this on your wall: When a great ship is in harbor and moored, it is safe, there can be no doubt. But that is not what great ships are built for.
We Were Made for These Times (Clarissa Pinkola Estes)
Insomma sentitevi quest’ultima puntata con Giovanni Teneggi perché una chiave - per quanto ci chieda tanto per essere usata - la discussione ce l’ha data.
Andare diritto al gioco, oltre il bisogno e oltre il desiderio.
Samurai continua, senza le idee chiare ma con una gran fretta di chiarirsele.
Abbiamo creato un gruppo telegram intorno al quale cominceremo a costruire competenze e capitali per poter esercitare la nostra risposta alla contemporaneità, in maniera collettiva, conviviale e realista.
In questo gruppo ci aspettiamo di discutere delle riflessioni che facciamo, di progettare per rispondere a nuove necessità con nuove opportunità organizzative e di investimento, di identificare strategie e scelte importanti per il futuro delle nostre comunità e delle nostre famiglie. In sostanza, trovarci, conoscerci e riconoscerci per esprimere una risposta collettiva a questa crisi scritta nella storia, cui ci siamo ritrovati a vivere dentro.
Stiamo già sviluppando alcune idee preliminari per creare una organizzazione a cui tutti si possa partecipare e in cui tutti si possa investire e che abbia il senso e la capacità di riorientarci verso le nostre fondamentali e rinnovate priorità.
Durante l’estate sperimenteremo altri formati e individueremo nuovi ospiti che possano aiutarci, pur rimanendo vigili e attenti sull’attualità, a interrogarci su i nodi chiave che sono emersi dalle nostre conversazioni.
Perché fosse pure la fine del mondo ma parlare ci piace ancora.
Forse troppo.
Ringraziamenti
Per la prima stagione di Samurai sentiamo la necessità di ringraziare il nostro regista Fabio Bruno che ha diretto e prodotto gli episodi, Federica Furlani (EffeEffe) per la musica, Luca Di Battista per l’artwork e ovviamente tutti i meravigliosi speaker che hanno partecipato:
Episodio 01: Segui il sesto senso. La pedagogia viva. Con Paolo Mai
Episodio 02: È quasi magia. Agricoltura rigenerativa. Con Koen van Seijen
Episodio 03: Impatti oltre le speculazioni. Crypto come paradigma. Con Eugenio Battaglia
Episodio 04: Testa, cuore, mani. Territori in transizione. Con Cristiano Bottone
Episodio 05: Per fare un albero. Agroecologia e riforestazione. Con Roberto Salustri
Episodio 06: Less is more. La lezione del Tao Te Ching. Con Daniele Bolelli
Episodio 07: Desiderio o progetto. Una prospettiva femminista. Con Samanta Picciaiola
Episodio 08: Reshoring is caring. Manifattura e produzione. Con Zoe Romano e Andrea Cattabriga
Episodio 09: Feste, farina, forchette. Terra di resilienza. Con Michele Sica e Ivan Di Palma
Episodio 10: Oggetti mobilitanti. Montagne e dintorni. Con Filippo Barbera
Episodio 11: Il terzo incluso. Interdipendenza e mutualismo. Con Flaviano Zandonai
Episodio 12: Stare al gioco. Tornare alla comunità tra paura e desiderio. Con Giovanni Teneggi